Hamburger, cosa c’è dentro?

 

Quante volte guardando un panino dei Fast Food vi sarete chiesti: “Che ci sarà mai qui dentro?”🙄🙄🙄

Tante, immagino…

Si presume che la maggior parte degli hamburger sia composta principalmente da carne. O perlomeno, si spera.

La scienza ci viene finalmente in aiuto. In questo studio del 2008, 3 scienziati americani si sono procurati 8 diversi tipi di hamburger e ne hanno valutato il contenuto utilizzando metodi istologici.

Volete sapere quali sono stati i risultati?

Anche se molti preferirebbero rimanere nella socratica “dotta ignoranza – so di non sapere”, per i più temerari eccoli qui:

  • Molta acqua.

Il contenuto medio di acqua rispetto al peso è risultato essere del 49%.

  • Poca carne.

Gli Hamburger dei fast food sembrerebbero essere costituiti da poca carne, in media il 12,1%. Cioè…il 12,1%! 😱

  • Varie ed eventuali.

Nei diversi Hamburger analizzati sono state riscontrate anche ossa, cartilagini e materiale vegetale. 😱😱😱

Il costo per grammo di hamburger variava da $ 0.02 a $ 0.16 e non correlava assolutamente con il contenuto di carne.

In due hamburger, tra quelli analizzati erano presenti addirittura dei parassiti chiamati Sarcocisti, classificati dal dizionario Treccani come Protozoi Apicomplessi Coccidi Eucoccidioridi Sarcocistidi.

[Un nome una garanzia.]

Ovvero, parassiti obbligati di Mammiferi e, più di rado, di Uccelli che possono talora infettare anche l’uomo.

Un altro studio, considerando i 100 miliardi di hamburger a base di carni bovine vendute da McDonald’s in tutto il mondo ne ha investigato l’impatto a livello salutistico.

La conclusione?

Se proprio volete un hamburger della grande distribuzione meglio quello vegetale!

Rispetto l’alternativa vegetale, gli hamburger di carne sembrerebbero apportare in più, in media, 1,2 miliardi di chili di grassi, di cui saturi 550 milioni.

Non male per essere una società in cui l’obesità si appresta a divenire una vera e propria pandemia.

La composizione nutrizionale del hamburger di carne di manzo e del McVeggie sono state ottenute dal sito di McDonald’s.

Se volete divertirvi, trovate tutti i valori nutrizionali dei loro prodotti qui.

Si Ale, vabbè quindi? Dopo il terrorismo psicologico gratuito di oggi la conclusione mi pare ovvia, sei come tutti i nutrizionisti bacchettoni, niente hamburger niente questo, niente quell’altro… Mai una gioia insomma.

La soluzione non è la privazione. La soluzione è quella di fare una scelta di qualità.

Se decidete di mangiare un hamburger di manzo fate che sia di buona qualità, meglio se grass fed, ovvero cresciuto al pascolo, e cercate di non acquistare quelli della grande distribuzione..

Se poi avete voglia si sperimentare e farvelo HomeMade, vi ripropongo l’articolo di qualche mese fa sul panino ideale.. Se vi è sfuggito ecco il link. 👈

Se un panino con della carne in alcuni casi, costa solo 1 Euro… un motivo, ci sarà.

[E scommetto che la generosità non è in cima alle priorities delle grandi aziende.]

Il problema è che spesso, nel momento in cui ci accingiamo a fare un acquisto, l’unico indicatore di riferimento che consideriamo è il prezzo.

Spesso ci interessa solo quello mentre non ci interessa minimamente sapere dove e come è fatto quello che mangiamo, cosa contiene, quanta strada ha percorso per arrivare fino a noi o se dà da vivere al contadino che lo ha prodotto.

Il problema principale è la consapevolezza.

Viviamo in un mondo in cui la limonata è costituita da aromi artificiali mentre la cera per i mobili è costituita da limoni veri.
(Alfred E. Newman)

Quality over quantity.

A presto,

Alessandra.

Se vuoi sapere chi sono, visita il mio sito o la mia pagina Facebook.

📌http://www.nutrizionistarenzi.it/

La farina migliore? Questione di numeri…

 

Che differenza c’è fra la Farina 00, 0 , 1, 2? E con quella integrale? E con quella macinata nel mulino di Banderas? 😁

Vediamo insieme cosa cambia fra questi tipi di farine e qual è la migliore.

[In questo articolo faremo riferimento alle farine di grano tenero – il grano duro si utilizza per la pasta.]

La farina è il prodotto che si ricava dalla macinazione dei cereali. In commercio ne esistono differenti tipi distinguibili sia nel contenuto nutrizionale che nel colore e granulometria.

Per capirci meglio, andiamo più nel concreto. All’operazione di rottura del chicco segue l’abburattamento del macinato. Con questa buffa parola, “abburattamento”, oltre ad un grave disturbo del linguaggio, si intende il procedimento di setacciatura che permette di ottenere farine di diversa finezza mediante la separazione della parte nobile del grano dalla crusca. A seconda del tasso di abburattamento avremo quindi cinque diversi tipi di farine di grano tenero: “00”, “0”, “1”, “2” e integrale.

Vedila così, più basso è il tasso di abburattamento, più la farina è raffinata.

Farina tipo 00: E’ una farina che ha subito un abburattamento del 50%. A livello nutrizionale sono state eliminate tutte le parti migliori del grano: dalla crusca al germe (parti ricche di vitamine del gruppo E e B, sali minerali come fosforo, potassio e magnesio, fibre e antiossidanti). Tutto ciò che resta è l’amido (carboidrati semplici) e poche proteine (glutine).

Farina tipo 0Leggermente meno raffinata della precedente ma che comunque è stata privata di gran parte dei suoi principi nutritivi. Il tasso di aburattamento è del 72%.

Farina tipo 1: In questo caso il tasso di abburattamento sale al 80%. Per questo motivo, rispetto alla precedente, contiene un maggiore quantitativo di crusca e di germe del grano, le parti più ricche di sostanze nutritive.

Farina Tipo 2: Conosciuta anche come farina “semi-integrale”. E’ sottoposta ad un abburattamento dell’85%, caratterizzata da granuli di grosse dimensioni e un maggiore quantitativo di componenti fibrose e germe del seme rispetto alle precedenti. E’ una farina che presenta ottime caratteristiche nutrizionali ed è più facile da lavorare rispetto alla farina integrale. Un buon compromesso per una panificazione naturale.

Farina Integrale: La farina integrale contiene l’intero chicco in tutte le sue parti, amido, crusca e germe del grano ed è per questo un alimento completo. Difatti è una farina che è stata sottoposta soltanto a una prima fase di macinazione e ha un tasso di abburattamento del 100%. Attenzione alle apparenze però. Non tutto il pane “ integrale” è integrale davvero. A volte è semplicemente pane bianco cui è stata addizionata crusca.

In quest’ordine, i diversi tipi di farina presentano quindi una quantità di crusca, germe e proteine via via crescente: la farina di tipo “00” è la più raffinata e proviene dalla parte più interna del chicco di grano; quella di tipo “2” è la più simile alla farina integrale grezza, che contiene invece tutte le parti del chicco macinato.

Quindi, ti starai chiedendo, il premio come miglior farina va a quella integrale? 🤔

Nì.

L’abbondante presenza di fibre che la caratterizza è sotto un certo punto di vista un vantaggio. Favorisce il transito intestinale, conferisce un maggior senso di sazietà, aiuta a controllare la glicemia, ci protegge dal rischio di diabete di tipo 2, da alcuni tipi di cancro e, come abbiamo visto, apporta un maggior contenuto di minerali, oligoelementi e vitamine. Ciò nonostante, bisogna tenere presente che un eccessivo apporto di fibra comporta anche un eccessivo apporto di fitati, ossalati o, più in generale, sostanze antinutrienti che ostacolano l’assorbimento di questi stessi minerali e vitamine.

Tuttavia, se non soffrite di colon irritabile, diverticoli e non l’avete mai provata, potete certamente cominciare a sperimentare mettendo le mani in pasta. Utilizzare inizialmente una miscela di farine diverse potrebbe essere un buon compromesso.

In conclusione le farine integrali, in condizioni fisiologiche sono assolutamente consigliate ma, come in ogni cosa, dovremmo cercare di evitare gli assolutismi e le estremizzazioni. Ogni persona è diversa dalle altre (thank God 🙏😅), ha esigenze nutrizionali diverse ed ogni caso va valutato a sé. Non esiste il giusto o sbagliato in senso generale, esiste solo una cosa: l’equilibrio ed il buon senso. 😉

“Tutto è uno. Questa idea della dicotomia è profondamente sbagliata. E niente meglio di un grande simbolo asiatico, in questo caso cinese, questa ruota con lo Yin e lo Yang, rappresenta la vita, l’universo… è l’armonia degli opposti. Perché non c’è acqua senza fuoco, non c’è femminile senza maschile, non c’è notte senza giorno, non c’è sole senza luna, non c’è bene senza male. E questo segno dello Yin e dello Yang è perfetto. Perché il bianco e il nero si abbracciano. E all’interno del nero c’è un punto di bianco e all’interno del bianco c’è un punto di nero.”

Tiziano Terzani.

Buona Domenica,

Alessandra

Mucche felici, latte più buono.

 

Le mucche felici producono un latte più nutriente. È questo il risultato di una ricerca pubblicata questo mese sul Journal of Endocrinology  e condotta dall’Università del Wisconsin-Madison.

“I vecchi saggi raccontano che il corpo umano si tiene in equilibrio con la felicità e ogni volta che questa viene a mancare insorgono i disturbi, le malattie: la felicità è l’equilibrio dell’universo.”
(Romano Battaglia)

I ricercatori hanno voluto indagare quanto l’ormone del la felicità, meglio conosciuto come serotonina, potesse influire sui livelli di calcio nel sangue di due razze di mucche, Holstein e Jersey, da poco divenute madri.

Guess what? Al crescere della serotonina in circolo, aumenta non solo la quantità di calcio nel sangue, ma anche quella contenuta nel latte![http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27390301]

Far vivere gli animali in condizioni serene (e non pensare solamente al loro sfruttamento) si riflette quindi in maniera diretta sulla qualità dell’alimento.

Stesso discorso può essere fatto per le uova.

Le uova di galline ruspanti sono molto più nutrienti delle uova allevate intensivamente. In una serie di test pubblicati nel 2007 da, Mother Earth News sono stati confrontati i dati nutrizionali ufficiali del US Department of Agriculture (USDA) delle uova commerciali con quelli delle uova provenienti da galline ruspanti. Queste ultime contengono:

  •  1/3 in meno di colesterolo
  • ¼ in meno di grassi saturi
  • 2/3 in più di vitamina A
  • 2 volte in più di acidi grassi omega-3
  • 3 volte in più di vitamina E
  • 7 volte in più di beta carotene

I livelli di nutrienti notevolmente superiori sono probabilmente il risultato delle differenze nella dieta tra le galline che pascolavano liberamente e quelle allevate industrialmente.

Ora ti starai chiedendo: “Si, ok Ale ma io come faccio a sapere se la mucca è felice o se la gallina è libera di scorrazzare nei prati?

Per quanto riguarda la tipologia di allevamento e la tracciabilità del prodotto, sul guscio dell’uovo è presente un codice alfanumerico all’apparenza incomprensibile che fornisce, nell’ordine, le informazioni seguenti:

La prima cifra sta a indicare il tipo di allevamento, con la seguente classificazione:
-0 indica che l’uovo proviene da allevamento biologico
-1 indica che l’uovo proviene da galline allevate all’aperto
-2 indica che l’uovo proviene da un allevamento a terra ma in gabbie
-3 indica che l’uovo proviene da allevamento in gabbia, il più intensivo.

Il secondo dato fornito dal codice alfanumerico è la sigla che indica la nazione di provenienza, per l’Italia (IT). Subito dopo la sigla “IT”, segue il codice ISTAT del Comune di ubicazione dell’allevamento e poi, di seguito, la sigla della provincia dell’allevamento. Per finire, il codice identificativo dell’allevatore.

Francois De La Rochefoucauld diceva “Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte.

E tu? Stai mangiando in maniera intelligente?

Have a great Sunday!!

Alessandra.