Più della metà del peso che acquistiamo durante l’anno viene per il 12% dalle festività natalizie. Sbam. 💣💣💣 Panico.
Ale, dai. Non fare questo terrorismo psicologico il 23 di Dicembre.. si sa che un aumento di peso è normale con l’inverno. Non saranno mica quei “piccoli” sgarri dal 2 di Novembre al 6 di Gennaio a fare la differenza, su. E’ il freddo. Il corpo si protegge per la stagione invernale…🤔
Falso.
Sai perché? I Giapponesi, per dire, non aumentano di peso in inverno ma in primavera. Il tutto avviene in corrispondenza del Golden Week, un periodo di vacanza in aprile e maggio, durante il quale i giapponesi celebrano natura, i bambini, e la loro costituzione nazionale.
La conclusione è abbastanza inevitabile. La dura verità è che sono proprio le feste a farci ingrassare.
Superficialmente parlando la spiegazione sembrerebbe fin troppo banale. Si mangia di più, si beve di più, ci si muove meno, il pancreas soffre ed il colesterolo sorride.
Non superficialmente parlando le spiegazioni potrebbero essere diverse.
- Trigger n°1: Composizione dei cibi
Il nostro cervello è il prodotto di milioni di anni di evoluzione fatti di siccità, carestie, glaciazioni ed invasioni di cavallette.
Se dovessimo scegliere tra un gambo di sedano ed un pugno di noccioline, il 95% di noi sceglierebbe le noccioline. Il restante 5% non sceglie le noccioline solo perché è allergico.
Il fatto che non cerchiamo spasmodicamente carote o cavoletti di Bruxelles, ma siamo invece attratti da cibi ricchi in grassi, amido e zuccheri; è un fatto abbastanza normale.
Il cervello segue una logica, più calorico è, più ricco in nutrienti è, meglio è. Per ottenere questo ha sviluppato una serie di circuiti e sistemi, tra cui quello della ricompensa. La voglia di dolce o il piacere che ricaviamo dal mangiare qualche cosa di energeticamente denso, è la manifestazione più concreta (e fisiologica) di questa filosofia.
- Trigger n°2: Vicinanza al cibo.
Il cervello umano è, fondamentalmente, un opportunista: massimo beneficio, minimo sforzo.
Avere porzioni super size, etichette colorate, sapori diversi ma, più di ogni altra cosa, avere tutto questo costantemente sotto il naso crea quello che viene definito “ambiente obesogeno”.
Raggiunta la sazietà, continuare a mangiare sarà sicuramente più facile con i cibi a portata di mano. Se quello stesso cibo fosse riposto nella dispensa della cucina; alzarsi, camminare, cambiare stanza, aprire lo sportello sono tutti “sforzi” che ci farebbero valutare bene ed in maniera mooolto ponderata se, di alzarsi, ne varrebbe poi davvero la pena. 🤔🙄 Sbaglio?
- Trigger n°3: Sazietà senso specifica.
Vi siete mai chiesti come mai ai buffet ci ritroviamo a mangiare più di quanto vorremmo?
La spiegazione è in una parola: abituazione.
L’abituazione è uno dei sistemi più basici ed antichi del nostro cervello. Talmente basico che lo troviamo anche nelle meduse Con questo termine si intende un processo inibitorio che sopprime progressivamente la risposta dell’organismo al ripresentarsi dello stimolo.
E’ un po’ come se un giorno, sulla strada che facciamo sempre per andare a lavoro comparisse un nuovo negozio. “Wow, da quanto tempo è che ha aperto? Ma è un bar o ristorante? Carino il cameriere…” Giorno dopo giorno il tutto diventa parte dello sfondo e smettiamo di porvi attenzione.
Per il cibo funziona allo stesso identico modo. Il nostro senso di sazietà è specifico in riferimento ad un particolare cibo.
Potremmo essere completamente sazi dopo un piatto di pasta, ma, allo stesso tempo, essere pronti e disposti ad assaggiare qualcosa con un sapore diverso. Così, il nostro “secondo stomaco” potrebbe avere ancora spazio per quel pezzetto di cheesecake ai mirtilli, per il gelato alla vaniglia, o magari per un biscotto o due, o anche tre.
Questo perché il “secondo stomaco” (o “stomaco dei dolci”) non è nel nostro addome ma nel nostro cervello. Se l’unica opzione fosse la pasta, piuttosto che il pezzetto torta o panettone, probabilmente, raggiunto il senso di sazietà concluderemmo il nostro pasto.
- Trigger n°4: Sazietà canaglia.
Non è finita qui. Parliamo della sazietà.
Come facciamo a capire quando siamo sazi? Ci pensa il centro della sazietà, per l’appunto.
Questa struttura anatomica si trova nel tronco cerebrale, riceve informazioni dal nostro tratto digestivo, viene informato sul cibo che abbiamo ingerito ed utilizza tutti questi dati per determinare la sensazione di pienezza.
C’è solo un problema.
Il senso di sazietà non dipende dal numero di calorie ingerite. Anzi. Più il cibo è calorico, meno acqua e fibre contiene, minore sarà il senso di sazietà.
So che il corpo umano è una macchina perfetta, ma , effettivamente, qui potevamo migliorarci… 🤗
Anyway. Detto questo, ora che sappiamo perché sotto le feste si mangia troppo, siamo anche in grado di fare qualcosa al riguardo.
L’articolo di domani vi fornirà delle strategie per combattere i tricks del nostro cervello e vivere in maniera serena questo periodo dell’anno.
Senza dieta, ovviamente. 😌
A domani,
Alessandra