Alimentazione sostenibile: Green is the new Black.

 

Visto che l’estate sta finendo e visto che con il burkini abbiamo anche risolto il problema della prova costume, oggi parliamo di alimentazione sostenibile.

Sapevi che l’alimentazione è responsabile del 25% dell’impatto che ciascuno di noi ha sull’ambiente?

 “Non puoi evitare di trascorrere un solo giorno senza avere un impatto sul mondo intorno a te. Le tue azioni possono fare la differenza e perciò devi decidere quale tipo di differenza vuoi rappresentare”. – Jane Goodall

 Essere vegetariani-vegani-soci onorari del supermercato bio sotto casa non basta.  Nel 2010 la FAO ha definito “sostenibile” un tipo di alimentazione caratterizzata da “un basso impatto ambientale e che contribuisca a garantire la sicurezza alimentare e una vita sana alle generazioni presenti e future. Le alimentazioni sostenibili sono protettive e rispettose della biodiversità e dell’ecosistema, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente corrette e convenienti; nutrizionalmente adeguate, sane e sicure; con la capacità di ottimizzare le risorse naturali e umane”.

Se metà del mondo è a combattere la fame mentre l’altra metà sta combattendo l’obesità, forse, due domande dovremmo farcele…

In attesa di risposte, ti propongo alcuni suggerimenti eco-friendly:

  • STAY LOCAL.

Mangia prodotti freschi, acquista prodotti tipici e sostieni l’economia locale.

Acquistare locale vuol dire privilegiare la filiera corta. Il Km 0 riduce i passaggi tra i produttori e consumatori, elimina gli intermediari, sostiene gli agricoltori italiani, riduce i trasporti e, di conseguenza, le emissioni di CO2. In sintesi: keep your friends close but keep your farmers closer.

  • MANGIA PRODOTTI DI STAGIONE.

La frutta e la verdura hanno una propria stagionalità. Se segui le stagioni riduci i costi, per te e per il pianeta. Inoltre i prodotti di stagione, soprattutto se locali, impiegano poco tempo per arrivare sulle nostre tavole e mantengono in questo modo un maggiore contenuto di vitamine e nutrienti rispetto a quelli che, fuori stagione, devono fare molta strada e permanere nei frigoriferi prima di giungere sui banchi del supermercato o nel nostro piatto.

Se non hai la benché minima idea di quali siano i prodotti di stagione, niente paura. C’è un’app gratuita ed utilissima: “Di Stagione”.  La puoi trovare sia per iOS che per Android.

Se l’high-tech non fa per te, ma sei iscritto alla newsletter  (ti ricordo che puoi iscriverti qui ;)), ho caricato apposta per te un file consultabile nell’area riservata. Troverai il link nella mail che ti ho inviato.

  • ALLEVAMENTI INTENSIVI? NO, GRAZIE.

Limita le porzioni e il numero di volte in cui mangi carne durante la settimana. Cerca di fare molta attenzione alla provenienza di quella che compri. Gli allevamenti intensivi, oltre ad essere molto dannosi per l’ambiente penalizzano la qualità degli alimenti. Ricordi l’articolo mucche felici, latte più buono? Le mucche felici producono un latte più nutriente.

Inoltre, per ottenere 1 kg di carne di manzo sono necessari circa 15 kg di cereali e soia, 15.000 litri d’acqua e si emettono fino a 68 kg di CO2eq.

C’è di più. Metà degli antibiotici in circolazione negli USA non sono somministrati alle persone, ma agli animali.

Attenzione però, non ti sto nemmeno dicendo che diventando vegano salverai il pianeta. Nelle ultime settimane del 2015 fece scalpore uno studio della Carnegie Mellon University che calcolò l’impatto ambientale degli alimenti non per kilogrammo, ma per 1.000 calorie (in effetti, paragonare 1 kg di carne con 1 kg di lattuga ha poco senso dal punto di vista nutrizionale).

I tre ricercatori (Paul Fishbeck, Michelle Tom e Chris Hendrickson) hanno concluso che, a parità di energia contenuta negli alimenti, mangiare lattuga produce gas serra in quantità tre volte maggiore rispetto al mangiare pancetta. Difatti molte verdure richiedono più risorse energetiche per caloria di quanto si possa immaginare. Alimenti come melanzane, sedano e cetrioli hanno indici molto peggiori rispetto alla carne di maiale o pollo.

In media stat virtus.

La soluzione? Diventa vegetariano un giorno alla settimana! In un solo giorno, puoi far risparmiare mediamente 4.164 litri di acqua! Non male direi…

  • SCEGLI IL PESCE GIUSTO.

Dai priorità alle specie locali, rispetta la regola della taglia minima di vendita e diversifica le tue scelte.

Prediligi il pesce pescato rispetto a quello di acquacoltura; dai la precedenza al pescato locale.

  • RIDUCI GLI SPRECHI.

Lo spreco alimentare è un inaccettabile paradosso del nostro tempo. Se da un lato vi è la necessità di incrementare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione sempre crescente, dall’altro, abbiamo uno spreco di oltre un terzo del cibo prodotto (di cui l’80% sarebbe ancora consumabile).

Sai quale è il principale motivo di questo spreco? La disattenzione.

Si acquista spesso più del necessario e non si conservano gli alimenti nel modo corretto. Prepara una lista della spesa, non fare spesa affamato e controlla le date di scadenza al momento dell’acquisto riponendo gli alimenti in frigo massimo un’ora dopo.

Ogni società ha una sua impronta ecologica, un impatto, misurabile, sul pianeta. Quante cose “attraversano” la nostra vita, quanti rifiuti..!! In questo momento, nella nostra società, questo impatto è drammaticamente insostenibile.

L’8 agosto 2016 abbiamo esaurito tutte le risorse naturali a disposizione per l’anno in corso. Il fatidico giorno di un determinato anno in cui il consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa del pianeta è noto come “Earth Overshoot Day” e quest’anno è scoccato in anticipo, ben cinque giorni prima rispetto al 2015 (FYI:nel 1970 il 23 Dicembre).

save earthStiamo utilizzando circa cinque pianeti. Se tutti vivessero a modo nostro, ci vorrebbero cinque, sei , sette, alcuni dicono addirittura 10 pianeti per farcela. Ovviamente, non abbiamo 10 pianeti. Cercate di visualizzarli: 10 pianeti, 1 pianeta, 10 pianeti, 1 pianeta. D’accordo? Non li abbiamo. E questo è uno dei problemi.

Non ti chiedo di cambiare radicalmente tutte le tue abitudini dall’oggi al domani ma di adottarne almeno una tra quelle che ti ho elencato. Nel prossimo articolo te ne proporrò altre 5.

“E’ molto più rischioso non fare alcuna azione, piuttosto che fare una piccola azione.” – T. Crow.

Abbiamo già le statistiche per il futuro: le percentuali di crescita dell’inquinamento, la sovrappopolazione, la desertificazione. Sfortunatamente, il futuro è già in atto.

Insieme possiamo fare qualche cosa, ci proviamo?

Quale sarà la tua nuova abitudine? Scrivilo nei commenti!

Se anche tu ci tieni a non dover traslocare troppo presto dal nostro pianeta, aiutami a condividere questo post ;).

Buona Domenica,

Alessandra.

 

Perdere peso: le 4 abitudini di successo.

 

Se vuoi perdere peso ma sei convinto di far parte di quella categoria di persone che nonostante i mille sacrifici-diete-offerte votive-pellegrinaggi non riesce a far scendere la bilancia nemmeno di un grammo, questo è il post che fa per te.

Ohhh…Finalmente iniziamo a fare sul serio!! Lo sapevo io che voi nutrizionisti nascondevate qualche cosa. Dai su, dimmi un po’ cosa devo fare che così domani sono già 3 Kg in meno..

Per perdere peso con successo nel lungo termine non serve nessuna dieta super drastica.. Nessuna volontà di ferro. Nessuna formula magica.

Io stavo per iniziare la mia ricerca delle sfere del drago e tu mi dici che non serve né dieta né volontà di ferro. Ma.. mi stai prendendo in giro? 👿

La buona notizia è che oggi sappiamo con certezza cosa rende migliori alcune persone nel perdere peso rispetto ad altre. Questo grazie a due registri: il National Weight Control Registry (NWCR) e il Global Healthy Weight Registry (GHWR), in cui, nel tempo, sono state registrate le abitudini sia delle persone che sono riuscite a perdere peso in modo efficace, sia delle persone che sono sempre state magre.

Di seguito te ne riporto quattro..

  1. Non saltano la colazione

9 persone magre su 10 ed il 78% delle persone che hanno perso peso con successo non saltano la colazione. So già che starai pensando, “Bella scoperta!”. Il non saltare la colazione non è semplicemente un luogo comune. Da alcune ricerche è stato visto che chi non salta questo pasto è più attivo (e quindi consuma di più) ed assume meno calorie durante la giornata.

Ti ricordo che un semplice caffè non vuol dire fare colazione. Se proprio vuoi fare le cose come si deve potresti provare a fare colazione con l’avena e qualche mandorla. Uno studio pubblicato in Nutrition Research ha notato che le persone che di solito consumano avena a colazione, rispetto a quelle che mangiano altre cose, pesano meno, hanno una circonferenza della vita ridotta e meno massa grassa.

  1. Salgono spesso sulla bilancia.

So che per molti salire sulla bilancia equivale ad uno sport, tuttavia, se lo fai almeno una volta alla settimana, ti aiuta ad intraprendere per tempo delle azioni correttive. In più, in uno studio effettuato di recente è stato visto che chi si pesa almeno 5 giorni la settimana perde fino a tre volte di più rispetto a chi si pesa meno frequentemente.

Ecco, magari non mi trovate molto d’accordo su quest’ultima cosa. Soprattutto per noi donne. Vedere le continue e quotidiane fluttuazioni del peso potrebbe mandarci in paranoia o far partire la giornata con il piede decisamente sbagliato. Pesarsi una volta la settimana e confrontare i risultati non di una settimana con quella precedente ma con quella del mese precedente credo sia il metodo migliore. Ma comunque ripeto, opinione personale. Ubi maior…;)

  1. Fanno molta attività fisica

Il 90% delle persone prese in esame si allena almeno 60 min al giorno, quasi tutti i giorni della settimana, il 42% almeno 5 giorni la settimana. Ora, visto che anche Obama trova il tempo per la palestra, la scusa che sei troppo impegnato non regge.

Se fino a ieri il tuo unico sport era il sollevamento della forchetta, inizia un po’ alla volta stabilendo degli obiettivi giornalieri. In generale cerca di muoverti il più possibile. No taxi No tram No elevator No excuses.

  1. Non fanno la dieta.

Lo so, se non hai letto il mio precedente articolo (ma puoi rimediare trovandolo qui 😉 ), può essere strano da credere, tuttavia, il 74% di questi signori del GHWR affermano che raramente sono a dieta.

Essi si concentrano infatti più sulla qualità dei cibi che mangiano (frutta, vegetali, proteine e cibi integrali) più che sulla quantità, ascoltano il loro corpo, i segnali di fame e sazietà, non utilizzano i telefoni a tavola e non mangiano fuori troppo spesso.

Keller diceva “Il segreto del successo è scegliere le abitudini giuste e avere quel tanto di disciplina che serve per formarle.

L’idea che per realizzare i nostri obiettivi dobbiamo trasformarci in degli automi super-disciplinati è completamente errata. Più pensiamo alle calorie e ai dolci super calorici (che non dovremmo mangiare), più rischiamo di finire da California Bakery ad ordinare un pezzo di cheesecake alla nutella. Si chiama Legge dell’Attrazione.

La nostra forza di volontà è limitata: dobbiamo essere abbastanza furbi da sfruttarla solo per quel tanto che basta per formare le giuste abitudini e farle nostre nel lungo termine.

La morale? Se vuoi dimagrire non pensare troppo alle calorie, tieniti impegnato con qualche cosa che ti piace, disegna, colora, iscriviti all’università o a un corso di fotografia, prendi un cane piuttosto che andare in palestra, metti da parte la tv e, soprattutto, le diete.

Buona serata,

Alessandra

E se ti dicessi che dovresti smettere di stare a dieta?

 

Diciamo la verità, tra tutti i buoni propositi auspicati all’inizio di ogni nuovo anno, ce n’è uno che ormai è inflazionato tanto quanto la pace nel mondo: “Quest’anno, dieta!!”

“Probabilmente non c’è nulla al mondo che susciti le stesse false speranze delle prime 4 ore di una nuova dieta”. – Samuel Beckett

L’iter è abbastanza comune. Da quando si inizia una dieta per la prima dietavolta, nei decenni successivi, tra entusiasmo e fallimenti, si passa generalmente da una dieta all’altra attraverso un processo noto ai più come “effetto yo-yo”. Lo conosci vero?

Si Ale, ormai ho l’abbonamento a questo dannato effetto yo-yo. Ma perché? Perché è così difficile seguire una dieta!? 😥

Ovviamente, il nostro peso dipende da quanto si mangia e da quanta energia si brucia. Te ne avevo già parlato in questo articolo, ricordi? Quello di cui molte persone non si rendono conto però è che la fame ed il dispendio energetico sono due fattori controllati dal cervello.

Il nostro cervello ha anche un proprio ideale di peso e se ne frega abbastanza del fatto che vogliamo entrare in un jeans taglia XXS. Questo “peso ideale” viene chiamato set point e può oscillare in un range di circa 4 o 7 kg in base al nostro stile di vita.

Nel nostro ipotalamo infatti, la parte del cervello che regola il peso corporeo, ci sono più di una dozzina di segnali chimici che dicono al nostro corpo di aumentare di peso (oressizzanti) ed altrettanti che gli dicono di perderlo (anoressizzanti). Come? Rispondendo ai segnali esterni (es. dieta, tanto per dirne uno) attraverso la regolazione della fame, sazietà, attività e metabolismo.

Avete presente un termostato? Funzioniamo più o meno allo stesso modo.

Se perdiamo tanto peso, il nostro cervello reagirà come se stessimo morendo di fame, avremo sempre fame ed i nostri muscoli bruceranno meno energia. Il Dottor Rudy Leibel della Columbia University ha scoperto che le persone che hanno perso il 10 % del loro peso corporeo bruciano in media 300-400 calorie in meno al giorno. È un sacco di cibo! Se non mi credi guarda qui.

Visto che nel corso della storia umana, la fame è stata un problema ben più grande dell’eccesso di cibo, ecco trovarci di fronte ad un fatto molto triste: i set point possono salire, ma raramente diminuiscono.

Mai una gioia – leitmotiv of the day. 

Una dieta di successo non abbasserà il nostro set point. Anche dopo aver mantenuto il peso per ben sette anni, il nostro cervello continuerà imperterrito a cercare di farcelo riguadagnare. Life is unfair, I know..!

In più, tentare di controllare ogni singolo pasto attraverso la forza di volontà ci renderà più vulnerabili nei confronti di stimoli esterni come pubblicità, buffet, all you can eat, stati emozionali e ci predisporrà all’effetto “chissenefrega per oggi è andata”. Ti ricorda qualche cosa?

Diversi studi a lungo termine hanno anche dimostrato che le adolescenti a dieta aumentano in 5 anni di tre volte il rischio di essere in sovrappeso. In più, è stato scoperto che gli stessi fattori che predispongono all’aumento di peso predispongono anche allo sviluppo di disturbi alimentari.

Quindi, ricapitolando. Le diete non sono molto affidabili. Cinque anni dopo una dieta, la maggior parte delle persone riprende i Kg persi. Il 40% di loro ne riprende anche di più.

Se pensate a questo, il risultato tipico della dieta è che, molto probabilmente, nel lungo termine, guadagnerete peso piuttosto che perderlo.

Ok ok, mi hai convinto. Fare una dieta potrebbe essere controproducente. Ma quindi? Che devo fare? Inizio a prenotare il biglietto per Lourdes? Si perché le cose sono due, o spero nel miracolo o qua inizio a rotolare…Vedi tu.

La mia risposta sta in una parola: consapevolezza.

Non fare la dieta non vuol dire darsi alla pazza gioia.

Vuol dire basarsi su delle sane abitudini alimentari, mangiare con consapevolezza ed imparare a capire i segnali di fame e sazietà che il nostro corpo ci manda.

Quando è stata l’ultima volta che hai mangiato per fame e non per noia o abitudine? Pensaci un attimo!

Come fare? Datevi il permesso di mangiare tanto quanto desiderate e poi cercate di capire ciò che fa sentire bene il vostro corpo. Fate pasti regolari, senza distrazioni. Masticate bene. Mangiate lentamente. Pensate a come si sente il vostro corpo quando iniziate a mangiare e quando vi fermate. Lasciate che la vostra fame decida quando dovete smettere. 

Dai ammettiamolo: Se le diete funzionassero senza troppi problemi, se si basasse tutto su semplici calcoli matematici.. saremmo già tutti magri!

  “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi.”-  Einstein

Perché continuiamo a mettere ogni anno la dieta fra i nostri buoni propositi? 

Se smettessimo di preoccuparci del peso e delle calorie come mera misura fisica, se ci impegnassimo a lavorare con l’appetito invece di temerlo, se iniziassimo a mangiare con consapevolezza, se dicessimo che è giusto mangiare quando si ha fame, piuttosto che stare con i crampi allo stomaco, penso che la maggior parte di noi sarebbe più magra e sana.

Di sicuro, più felice. Non credi?

Buona Domenica,

Alessandra.

 

 

Pringles a colazione: il sale nascosto dove non ti aspetti.

 

Il fatto che un alimento sia dolce ed inganni le nostre papille gustative, non ci assicura che sia anche privo di sale. Allo stesso modo, il fatto che un alimento sia “light”, non sottende che sia anche salutare.

Se nell’antica Roma il sale veniva utilizzato per pagare i legionari (da qui il termine – salario), oggi pagheremmo per ridurne la sua assunzione.

È infatti dimostrato che nelle popolazioni che usano meno sale la pressione arteriosa è più bassa ed è minore il rischio di ictus, infarto, scompenso cardiaco, insufficienza renale, soprattutto nelle persone geneticamente predisposte. Recentemente l’eccesso di sale nella dieta è stato messo anche in relazione con un aumento del cancro dello stomaco e dell’osteoporosi. (Se sei curioso di approfondire l’argomento leggi qui).

Per questo motivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita le persone adulte a non superare 5 grammi di sale al giorno.

Su questo sono preparata. Lo so benissimo che il sale fa male e fa venire la cellulite…. E infatti, compro solo l’acqua che ha la particella di sodio che soffre di solitudine ed il sale nemmeno lo utilizzo; solo sale rosa dell’Himalaya!! 

Ok che il rosa è fashion, ok che è più ricco in ferro, passi pure il fatto che dell’Himalaya ha solamente il nome visto che viene prodotto in Pakistan…il sale rosa è, in ogni caso, sale.

Più preoccupante del sale rosa rimane comunque il sale nascosto.

Molti cereali o biscotti “light” hanno un contenuto di sale da far quasi invidia alle Pringles. Ripeto, alle Pringles!! 😮

Per 100 gr, i biscotti hanno 0,9 gr di sale contro gli 1,3 gr delle patatine.

(Ricorda che 1 g di sodio corrisponde a circa 2,5 g di sale)

Cioè, tu vorresti dirmi che spendo un patrimonio per l’acqua e poi bastano un paio di biscotti per pareggiare i conti?!

Exactly!

Per limitare l’assunzione del sale bastano pochi e semplici accorgimenti.

Te ne elenco qualcuno:

  • Leggere attentamente le etichette e scegliere i prodotti a minore contenuto di sale, preferibilmente inferiore a 0.3 g per 100 g. Qui sotto troverai una tabellina davvero utile per aiutarti. 😉sale
  • Ridurre l’uso di sale a tavola e in cucina, preferendo quello iodato, e utilizzare in alternativa spezie, erbe aromatiche, succo di limone o aceto per insaporire ed esaltare il sapore.
  • Limitare l’uso di condimenti contenenti sodio (dado da brodo, senape, ketchup, salsa di soia ecc.)
  • Ridurre il consumo di cibi trasformati ricchi di sale (snack, patatine,  salumi e formaggi, cibi in scatola, biscotti, cereali).
  • Evitare l’aggiunta di sale nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita.

Per la prevenzione, si raccomanda di non superare le seguenti quantità di sale:

  • da 1 ai 3 anni di età al massimo 2.2 grammi al giorno;
  • dai 4 ai 6 anni non più di 3 grammi al giorno;
  • dai 7 ai 10 anni la quantità raccomandata è al massimo 3,7 grammi al giorno;
  • dai 10 anni in su non più di 5 grammi al giorno;
  • dai 60 anni è bene non superare i 4 grammi al giorno.

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Se sei iscritto alla newsletter troverai anche un elenco di alimenti suddivisi in base al loro contenuto in sodio.

Piccola nota: nelle etichette alimentari, i nomi che indicano la presenza di sale aggiunto sono: sodio (o Na), cloruro di sodio, fosfato monosodico, glutammato di sodio, benzoato di sodio, citrato di sodio.

La prevenzione della salute inizia dalla tavola. Ridurre l’assunzione di sale di un terzo nei prossimi dieci anni è uno dei nove obiettivi globali fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità contro le malattie non trasmissibili.

“Un terzo di ciò che mangiamo è sufficiente a farci vivere; gli altri due terzi servono a far vivere i medici.” – cit.

Se conosci qualche marca o prodotto o brand particolarmente attento al contenuto in sodio negli alimenti o vuoi esprimere una tua opinione lasciami un commento ;).

A presto,

Alessandra.

Dolce VS Calorie. Vincono le calorie.

 

Dolcezza o calorie? Il cervello preferisce la sostanza: il desiderio del cervello di consumare zuccheri è alimentato dalle calorie.  

“ – Cosa aspetti nella vita? Il dolce.” Cit.

Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Yale University, ci svela perché i dolcificanti e le bibite “zero” non potranno mai competere con una bella cheesecake di California Bakery.

Va bé Ale, ti piace vincere facile è?!

Quello che intendo dire è che puoi dolcificare tutto quello che vuoi, utilizzare un flaconcino di dolcificante al giorno ma trovarti comunque insoddisfatto e alla ricerca di qualche cosa di “concretamente” dolce. 

Sai perché? Secondo quanto scoperto da questi ricercatori, il circuito cerebrale che risponde allo zucchero è programmato per dare la priorità alla ricerca delle calorie più che alla qualità del gusto.

Nel corso dell’evoluzione difatti, gli animali hanno sviluppato un gusto particolare per il dolce solo perché associato, in natura, ad un elevato contenuto calorico. 

I segnali per il gusto del dolce e quelli riguardanti il valore nutritivo vengono elaborati in due aree separate del nucleo striato, una struttura cerebrale coinvolta nei meccanismi di gratificazione. I segnali riguardanti il tipo di gusto vengono elaborati nello striato ventrale, mentre il valore nutritivo in quello dorsale.

Secondo questa ricerca, pubblicata su Neuroscience, tuttavia, ad incidere di più sul comportamento alimentare sarebbe lo striato dorsale: topi ai quali venivano proposti da un lato alimenti dal sapore dolce ma a zero calorie, dall’altro alimenti super calorici alterati da un sapore orribile, preferivano ugualmente l’opzione energetica.

Il nostro cervello preferisce quindi non il dolce in quanto dolce ma il dolce purché calorico.

Intelligente il ragazzo.

Alessandra. 🙂

 

Una caramella oggi, la fame emotiva domani.

 

La fame emotiva  è  un comportamento alimentare che consiste in una sorta di confusione tra emozioni e cibo. Non sempre si mangia per saziare un bisogno fisiologico, a volte si può mangiare per compensare un’emozione negativa.

Uno studio pubblicato nel 2015 sull’American Journal of Clinical Nutrition ha analizzato il rapporto tra l’atteggiamento di alcuni genitori rispetto all’alimentazione dei loro bambini di 3-5 anni di età e la tendenza allo sviluppo della fame emotiva.

I genitori che avevano riferito di aver utilizzato il cibo come premio hanno poi riscontrato, qualche anno dopo, che i figli, in risposta a dei piccoli stress, consumavano molte più calorie da snack e cibi calorici rispetto al gruppo di controllo.

Dove non sono arrivati i genitori, spesso, è arrivata la scuola…

Se fai il bravo ti do una caramella”…  suona familiare?

La memoria ci dà la possibilità di rivivere momenti passati che associamo a determinate sensazioni.

Nel 2004, due ricercatori hanno vinto il Premio Nobel proprio per aver scoperto il collegamento tra i recettori olfattivi ed il sistema delle emozioni e questo fenomeno è stato battezzato “Effetto Madeleine” in omaggio alla magistrale descrizione di Proust.

“Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me.” Proust

Sfortunatamente, quando questi ricordi collegano il cibo con l’umore potrebbe nascere un problema.

Se poi a tutto questo aggiungiamo: “Se non fai il bravo, per punizione, tre giri di corsa”… mio caro Houston, direi che i problemi sono due.

Associando  l’idea della punizione con l’attività fisica non mi stupisco nel vedere che il 42% degli italiani viene preso da attacchi di rimandite cronica al solo pensiero di mettere le scarpe da ginnastica.

funny-girl-running-rumVisto che l’allarme obesità infantile, secondo il Ministero della Salute, colpisce in Italia un bambino su quattro, questo richiederebbe un impegno in prima linea da parte delle scuole.

La seconda metà della vita di un uomo è fatta di nient’altro che le abitudini che egli ha acquisito durante la prima metà.
Fyodor Dostoyevsky

Grace Hopper diceva che la frase più pericolosa in assoluto è:Abbiamo sempre fatto così”. Le ricompense date dalle maestre per incoraggiare i bambini a mantenere dei comportamenti corretti o per spronarli ad ottenere dei buoni risultati dovrebbero iniziare ad essere totalmente scollegate dal cibo.

Coinvolgere magari degli oggetti materiali o simbolici. Colori, musica o attività ricreative. Niente compiti. Tempo extra per delle chiacchiere con il vicino di banco. Un nuovo gioco. Libri. Piante, Ecc Ecc.

Il cibo non è solo ciò che tiene in vita il corpo, ma è soprattutto qualcosa che mantiene viva la nostra mente.

Piccolo sondaggio. Quanti di voi hanno ricevuto le famose caramelle premio? Ricordate ancora il tipo? Divertiamoci un pò…  🙂

Alessandra.